Contro le chiusure

Apprendiamo delle nuove indicazioni scaturite dalla nota Fipav in seguito al più recente DPCM ed alle richieste del CONI e non possiamo non esprimere tutta la delusione del movimento pallavolistico laziale per questa decisione. È opinione comune del Presidente Regionale Andrea Burlandi, dei presidenti dei Comitati Territoriali di Roma, Latina, Frosinone e Viterbo che questa indicazione vada a ledere in maniera forse irreparabile il tessuto delle nostre società sportive.

Avevamo in tanti plaudito alla possibilità di continuare gli allenamenti finalizzati ai campionati statutariamente nazionali della nostra Federazione e le società si erano organizzate, con i conseguenti aggravi di costi, per mettere in essere tutte le indicazioni di procedure indicate dai protocolli FIPAV e che hanno permesso una vera ripartenza in sicurezza. Non va scordata inoltre la battaglia di società e comitati per ottenere la riapertura di molte palestre scolastiche e l’abnegazione di tanti dirigenti volontari che sottraendo ulteriore tempo alle proprie attività o alla famiglia si erano riversati nuovamente in palestra per coadiuvare i tecnici bravi e preparati che le nostre affiliate hanno a disposizione.

Ma soprattutto questa decisione va ad impattare in maniera negativa – diremo quasi irreparabile – sui nostri giovani e sulla loro fiducia negli adulti; ragazzi e ragazze che in questo periodo si vedono negare qualunque tipo di socializzazione, passano la giornata davanti ad un anonimo monitor che impartisce lezioni e che hanno trovato – sino ad oggi – nelle palestre sanificate e nel rispetto manicale dei protocolli sanitari l’unico momento di gioco, amicizia, condivisioni, impegno, obiettivi, socialità etc etc (l’elenco potrebbe continuare all’infinito tanti sono i valori che il nostro sport di squadra esalta). Solo nelle nostre palestre – non certo in affollati e poco sicuri centri commerciali – i ragazzi e le ragazze ritrovano sé stessi!

Stupisce poi la tempistica della decisione del blocco nel momento in cui in tutto il Paese le tante restrizioni stanno dando risultati positivi a cui, ci sentiamo di dire, in minima parte hanno contribuito anche la responsabilità e la serietà delle associazioni sportive che hanno proseguito – pur riducendole di molto – le loro attività. L’orizzonte della ripresa dei tanto agognati campionati, si sposta cosi ancora più in là e mantenere motivato tutto l’ambiente diventa la sfida da far tremare i polsi che ci aspetta a causa di questa decisione; con queste premesse però si rischia che il 15 gennaio (e non capiamo neanche la data visto che le scuole riapriranno il 7 creando comunque flussi di ragazzi) non sia la data in cui si riaccendono le luci ma quella in cui ci si rende conto che quelle luci non si riaccenderanno più.

A nome dei tanti tesserati del Lazio, a tutte le Istituzioni interessate – in special modo al Ministro dello Sport che di proprio pugno afferma “In materia di sport, il testo del DPCM non presenta sostanziali differenze dal precedente, confermando quanto già definito per palestre e centri sportivi, per lo svolgimento dell’attività motoria e sportiva, per gli eventi sportivi, le competizioni di interesse nazionale e l’attività motoria delle persone con disabilità” chiediamo quindi una immediata revisione di quanto deciso, la riapertura delle attività di valenza nazionale – o perlomeno gli allenamenti – come nella definizione statutaria fin qui adottata da una Federazione che ha puntualmente emanato protocolli rispettati con rigore dalle società, a prescindere dal fatto che non siano ancora stati stilati i calendari degli incontri, mancando le oggettive condizioni per farlo.

Di V L

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